Bullismo e videogame violenti: così gli adolescenti diventano aggressivi

Giovedì 09 Novembre 2017

Lo rivela uno studio del dipartimento di Psicologia dell'Università Bicocca pubblicato sulla rivista "Aggressive behavior".

Cosa succede quando gli adolescenti che subiscono atti di bullismo e esclusione sociale interagiscono con videogiochi violenti? Se lo sono chiesti Alessandro Gabbiadini e Paolo Riva, rispettivamente assegnista di ricerca e ricercatore presso il dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, autori dello studio “The lone gamer: social exclusion predicts violent video game preferences and fuels aggressive inclinations in adolescent players Immagine Link Esterno" pubblicato di recente sulla rivista Aggressive behavior.

Li abbiamo intervistati per saperne di più.

Secondo il senso comune dedicarsi a un videogame darebbe libero sfogo a stress e negatività accumulate durante il giorno: i risultati del vostro studio sembrano smentire questa ipotesi. È così?

Spesso si crede in modo intuitivo all’ipotesi della catarsi, ovvero al fatto che giocare con un videogame violento possa favorire la diminuzione delle tendenze aggressive, offrendo un ambiente sicuro dove poter dare libero sfogo a queste tendenze causate da molteplici situazioni. Il nostro studio mostra che non è cosi, suggerendo che l’esposizione a contenuti violenti in realtà funziona come un amplificatore della frustrazione causata da fattori ambientali.
Ma esiste un altro noto fattore di rischio che favorisce l’aggressività, ovvero l’essere esclusi dagli altri. Quando un ragazzo o una ragazza viene messo in disparte per esempio a scuola, esplicitamente rifiutato oppure passivamente ignorato dal gruppo dei pari, con il tempo avrà maggiori probabilità di esprimere tendenze aggressive.

In che modo gli adulti possono intervenire per arginare il fenomeno dell’esclusione sociale?

L’esclusione sociale è una delle forme più insidiose di bullismo. Questa comprende atti diretti di rifiuto sociale (Es. “Non vogliamo più vederti”) e il cosiddetto ostracismo, l’essere ignorati, e quindi invisibili, all’interno di un gruppo. Per insegnanti e genitori è solitamente più facile riconoscere e sanzionare l’aggressività e la violenza fisica piuttosto che le varie forme di esclusione, in quanto queste ultime non lasciano segni visibili sulla vittima. Le conseguenze psicologiche dell’esclusione, tuttavia, possono essere ugualmente severe, se non peggiori. Per arginare il fenomeno dell’esclusione sociale a scuola, è fondamentale creare una cultura scolastica attenta, rispettosa, inclusiva. Alcuni accorgimenti utili sono l’utilizzare conferenze o assemblee per aumentare la consapevolezza del fenomeno a scuola, migliorare la qualità della supervisione degli studenti durante i momenti ricreativi, e focalizzarsi sui bulli, gregari e spettatori invece che sulle vittime. Il primo passo verso una cultura scolastica più inclusiva è in ogni caso non fingere di non vedere. È importante che gli adulti a contatto con adolescenti sappiano riconoscere le dinamiche di esclusione sociale all'interno di un gruppo (per lo più una classe).

Limitare il circolo vizioso di aggressività. Come può contribuire chi si occupa di sistemi di valutazione dei videogiochi?

Attualmente i sistemi di valutazione dei video giochi (come ad esempio il PEGI, Pan European Game Information) prevedono l’utilizzo di icone per descrivere i contenuti di un video game, indicando se questo contenga violenza esplicita, linguaggio volgare o contenuti sessuali. Il mercato dei videogame è dominato da titoli di azione e circa il 75% dei giochi contiene scene violente e armi. La ricerca suggerisce che esistono video game coinvolgenti e divertenti che favoriscono il comportamento pro-sociale invece che quello aggressivo. I sistemi di valutazione dei contenuti dei video game non propongono etichette o icone che mostrano i possibili effetti positivi dei video game, potrebbero quindi adottare un linguaggio iconografico più articolato che da un lato, come già avviene, avverta gli acquirenti dei contenuti a rischio e dall’altro evidenzi invece i contenuti che incentivano una maggiore pro-socialità o comportamenti positivi.

Pensiamo ai videogame in realtà virtuale o aumentata: quanto incide l’elevato grado di immersività e di immedesimazione?

La realtà aumentata e la realtà virtuale sono tecnologie entrate nelle nostre case solo di recente e la ricerca ancora non è in grado di offrire una risposta definitiva a questa domanda. Tuttavia, esistono studi che mostrano come la definizione dei dettagli grafici possano amplificare l’effetto che i video giochi con contenuti violenti hanno sull’aggressività. Ad esempio, è stato mostrato come video game complessi e graficamente all’avanguardia in cui le scene di violenza sono più realistiche, comportano un aumento dell’aggressività maggiore rispetto a video game in cui il dettaglio grafico non è particolarmente curato. Un altro studio ha mostrato invece come l’utilizzo di schermi stereoscopici possano favorire un grado di immedesimazione maggiore e quindi influenzare maggiormente i comportamenti dei giocatori rispetto al medesimo video game giocato su un normale schermo a 17”. Sulla base di quanto già conosciamo è verosimile ipotizzare che l’alto grado di immersività e immedesimazione che si ottiene con la realtà virtuale possa incrementare l’effetto che i video game hanno sui comportamenti di ragazzi e ragazze, favorendo, a seconda del loro contenuto, tendenze aggressive oppure pro-sociali.

a cura di Redazione Centrale, ultimo aggiornamento il 09/11/2017