Il corpo di cui pur molto oggi si parla è un corpo che poco si ascolta. Un corpo sempre più oggetto di attenzioni e manipolazioni quanto impossibilitato a liberare le potenzialità dei suoi linguaggi, trattati perlopiù alla stregua di semplici sintomi o segnali da decodificare e controllare, da affiancare alla parola, secondo la logica riduttiva che disgiunge pensiero e corpo, percezione e azione, ragione ed emozione, comunicazione verbale e non verbale. La pedagogia del corpo intende rivisitare criticamente gli abituali scenari dell’educazione e della cura, dove il corpo risulta spesso assente o imbrigliato, semplicemente parlato (teorizzare senza incorporare è uno dei grandi limiti del sapere accademico), per integrare saperi ed esperienze abitualmente separati. La formazione corporea è formazione a una presenza, una competenza a esserci. La pedagogia del corpo vuole essere un territorio aperto, costitutivamente trasversale, disponibile al confronto e alla contaminazione con altri saperi sensibili, a una autentica messa in gioco dei soggetti e al superamento gerarchico dei linguaggi all’interno della relazione educativa. A tal scopo, la pedagogia del corpo trasferisce nei vari ambiti formativi principi che stanno alla base dell’educazione corporea nelle sue diverse forme (ad esempio la psicomotricità, la danza, lo yoga, come pure le tecniche corporee proprie di altre culture, le tecniche di rilassamento e di utilizzo della voce, il teatro, nonché i molteplici metodi di cura e le tecnologie formative artistiche a mediazione corporea), proponendo linguaggi, scenari e strategie spesso trascurati o dati per scontati. Il suo obiettivo è mostrare vie pedagogiche (con i bambini come con gli adulti) per progetti e interventi dove la ricerca sul corpo si sposa in modo fluido con le strategie formative di impronta narrativa, riconducibile in particolare alla metodologia autobiografica. Essa intende far emergere un particolare stile educativo e formativo fondato sulla narrazione e sulla memoria, su certe ritualità, sulla scelta attenta dei luoghi, delle parole, dei gesti, delle posture, dei silenzi.