Il corso intende proporre un percorso di analisi critica e riflessione su identità e caratteri della consulenza pedagogica, con particolare attenzione ai diversi possibili significati del termine consulenza, alla sua qualificazione pedagogica, agli approcci e metodi del lavoro consulenziale, alla figura del consulente pedagogico. Attraverso la presentazione di teorie e modelli di azione si farà emergere una proposta di consulenza pedagogica intesa come accompagnamento esperto alla costruzione di comprensione e consapevolezza delle proprie pratiche educative e come supporto all'apprendimento dall'esperienza, alla capacità di gestire le criticità, al cambiamento e alla progettazione. A partire da una analisi dei modelli tradizionali di consulenza negli ambiti (medico, organizzativo, psicologico) in cui, prima che in ambito pedagogico, si è affermato e diffuso il lavoro consulenziale, si rifletterà sull'evoluzione da una visione "tecnocratica" centrata sul consulente che eroga risposte e soluzioni esperte a persone o organizzazioni che non possiedono sapere adeguato a gestire problemi e criticità a una visione "dialogica e collaborativa" della consulenza, mirata invece a far emergere e sostenere le autonome capacità delle persone e dei gruppi di comprendere e gestire la problematicità del lavoro educativo . La consulenza pedagogica sarà considerata in particolare come processo di formazione e di ricerca, destinato cioè a produrre nuovi apprendimenti, consapevolezze, sguardi su di sè, i sistemi educativi, il lavoro educativo, e a promuovere un'attitudine di indagine ed esplorazione della propria esperienza educativa. L’insegnamento svilupperà una riflessione su quei modelli di consulenza che, ispirati a un approccio clinico, ermeneutico, narrativo, costruzionista, intendono la consulenza come l’istituzione di tempo, spazio, relazione, rapporto con l’esperienza, modalità di comprensione e conoscenza particolari che permettono di prendere distanza dall’esperienza, nominarla, pensarla, decostruirla, riconfigurarla, realizzando così la possibilità di apprendere dall’esperienza, di “fare esperienza dell’esperienza educativa” , e di aprire nuovi sguardi e comprensioni sulla dinamica e sulla struttura profonda dei processi educativi e sulla propria interpretazione del ruolo educativo.