Rivascolarizzazione e neuroprotezione nell'ictus ischemico acuto

MASTER DI II LIVELLO

DIRETTORE: Carlo Ferrarese

OBIETTIVI

Lo scenario diagnostico e terapeutico nell’ictus ischemico acuto è radicalmente cambiato negli ultimi anni.

Da un lato sono disponibili metodiche diagnostiche quali angioTAC, TAC perfusionale, RM in diffusione e perfusione che permettono di conoscere la sede dell’occlusione arteriosa, l’entità del danno ischemico irreversibile (core) ed il tessuto ipoperfuso ma potenzialmente salvabile (penombra ischemica), dall’altro si sono resi disponibili trattamenti efficaci di rivascolarizzazione per via endovenosa (rTPA) o per via endoarteriosa (rTPA o mediante rimozione meccanica del trombo).

Il corretto utilizzo delle nuove procedure diagnostiche, eseguite in emergenza, e la disponibilità di strumenti efficaci per la rimozione del trombo, ha permesso di individuare percorsi terapeutici “ad hoc” nei pazienti con diversi tipi di ostruzione arteriosa e diversa presentazione clinica. Lo specialista neurologo è la figura clinica con la preparazione adeguata per il riconoscimento e l’impostazione diagnostica-terapeutica dell’ictus ischemico, che deve necessariamente interagire col neuroradiologo per la diagnostica neuroradiologica e per un approccio terapeutico endovascolare.

Nei primi mesi del 2015 sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati di cinque diversi trials multicentrici randomizzati che hanno dimostrato l’efficacia dell’utilizzo della trombectomia per via endovascolare, successiva alla trombolisi endovenosa, nei casi di ostruzione prossimale dei vasi intracranici, grazie all’utilizzo dei nuovi strumenti di rimozione del trombo e ad una rapida procedura diagnostica e terapeutica.

Il parametro temporale è cruciale in questo tipo di approccio: la ricerca di base ha da tempo dimostrato che il danno neuronale è rapido ed emendabile solo nelle prime ore nell’area di penombra ischemica (“time is brain”), con una “finestra terapeutica” limitata alle prime 6-8 ore dall’insulto ischemico. La rivascolarizzazione può risultare efficace solo in questo arco temporale, oltre il quale non solo diventa inefficace, ma può peggiorare il danno neuronale e vascolare, con maggior rischio di emorragie. Nello stesso breve arco temporale possono essere utilizzate terapie neuroprotettive, possibilmente accoppiate alla trombolisi sistemica o loco-regionale, e sono in corso diversi trials terapeutici con questa finalità.

Si rende quindi necessaria la formazione di uno specialista che riassuma in sé le competenze scientifiche, cliniche e le capacità decisionali e terapeutiche per guidare questo processo, che se svolto in maniera ottimale permette di migliorare notevolmente la prognosi di una patologia invalidante come l’ictus ischemico.

DESTINATARI: Medici chirurghi specialisti in Neurologia o in Neurochirurgia o in Radiologia, con dimostrata attività in Neuroradiologia

PERIODO ATTIVAZIONE: maggio 2016 - maggio 2018

a cura di Area didattica e servizi agli studenti, ultimo aggiornamento il 09/06/2020