
Microchip impiantati nel corpo, intelligenza artificiale, medicina di precisione: la nostra specie umana, l’homo sapiens come lo conosciamo oggi, sarà qualcosa di diverso in un futuro nemmeno troppo lontano?
A metterci di fronte a tali scenari imprevedibili è il professor Gianfranco Pacchioni, ordinario di Chimica dei Materiali del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca, nonché Pro Rettore alla Ricerca dell'Ateneo.
Pacchioni è uno dei 14 Top Scientists italiani chiamati da Regione Lombardia nella giuria del nuovo premio Lombardia è ricerca, che verrà consegnato l’8 novembre alla Scala di Milano al professor Giacomo Rizzolatti.
In vista della premiazione, il pro rettore di Milano-Bicocca è stato intervistato da Open Innovation , il network di Regione Lombardia dedicato al mondo della Ricerca e dell'Innovazione.
Professore, di quale ambito della chimica dei materiali si occupa e quali sono le frontiere da esplorare nel vostro settore di ricerca?
“Studiamo nanomaterali utilizzabili per produrre energia in modo sostenibile e per il disinquinamento ambientale. In quest’ottica, la ricerca nel nostro settore punta a modificare determinati materiali per migliorarne le prestazioni: ossidi di titanio, tungsteno, zinco, semiconduttori e loro drogaggio cioè modifica per inserimento di altre specie attive. Si tratta di materiali utilizzati per la cattura dell’energia solare e la trasformazione di quest’ultima in energia chimica.
Il nostro è un settore in cui si lavora a questi obiettivi da molti anni, con risultati interessanti che però non sono quelli sperati all’inizio, dato che l’efficienza di questi processi non è ancora economicamente sostenibile, ovvero concorrenziale rispetto all’utilizzo di combustibili fossili. Certo, c’è tutto un campo in pieno sviluppo per ricorrere a fonti rinnovabili di energia, il sole in particolare, sfruttando materiali diversi. Una scoperta recente è quella di una classe di materiali, le perovskiti, che nel giro di pochissimi anni hanno raggiunto un’efficienza pari o superiore a quella del silicio usato tradizionalmente. La strada insomma è quella della ‘caccia’ a materiali che funzionino meglio e con minor costi rispetto a quelli utilizzati attualmente.
Le applicazioni? La produzione di pannelli solari o di combustibili puliti come idrogeno o metanolo, fonti primarie di energia con le quali speriamo un giorno di riuscire a far viaggiare le auto o volare gli aerei”.
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