Leucemia mieloide cronica: è possibile interrompere la terapia ma con cautela, specie nei pazienti giovani

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Lunedì 03 Dicembre 2018

La Leucemia Mieloide Cronica (LMC) era un tempo una malattia mortale entro due-tre anni dalla diagnosi. La terapia con Imatinib e altri inibitori della proteina Bcr/Abl, causa della malattia, hanno talmente cambiato la prognosi della LMC che ora un paziente può avere un’aspettativa di vita normale.

Lo studio coordinato dal professor Carlo Gambacorti-Passerini, docente di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore del reparto di Ematologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza, finanziato da AIRC e Regione Lombardia, ha ulteriormente avanzato la frontiera della terapia di questa malattia.

Circa la metà dei pazienti non ha dovuto riprendere la terapia con Imatinib, mentre nell’altra metà dei casi i pazienti hanno dimostrato un risveglio della malattia e quindi hanno dovuto riprendere la terapia: tutti i pazienti recidivati hanno comunque riottenuto una remissione della leucemia con la ripresa del trattamento e in nessun caso si è sviluppata resistenza al farmaco.

Dall’analisi dei dati è emerso che il rischio di recidiva è maggiore nei pazienti giovani, con meno di 45 anni di età. Questo risultato apre nuove prospettive di studio, al fine di comprendere quali siano i meccanismi sottostanti alla recidiva o al mantenimento della remissione della malattia nei diversi pazienti.

a cura di Redazione Centrale, ultimo aggiornamento il 09/02/2021