Tre ricerche del dipartimento di Scienza dei Materiali pubblicate su autorevoli riviste scientifiche

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L’interrutore molecolare che respira a comando, il primo materiale dinamico con rotori inarrestabili e i nuovi materiali per le batterie litium-free

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Importanti attività di ricerca del dipartimento di Scienza dei Materiali sono state oggetto di articoli pubblicati nelle scorse settimane su tre riviste scientifiche internazionali.

L’interruttore molecolare: il materiale che respira a comando

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materiale poroso interruttore molecolare

Un interruttore molecolare può “respirare”, cioè assorbire anidride carbonica e rilasciarla in maniera controllata, per essere riutilizzata o trasformata in prodotti di più alto valore aggiunto: è questo il risultato di un innovativo progetto internazionale realizzato dal gruppo di ricercatori guidato da Angiolina Comotti, professore ordinario presso il dipartimento di Scienza dei materiali dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con il team del professor Sander Wezenberg e del Premio Nobel Ben Feringa dell’Università di Groningen.
Il progetto di ricerca è stato pubblicato sull’autorevole rivista Nature Chemistry, e affronta una sfida molto sentita nel settore della scienza dei materiali e delle nanotecnologie, quella di produrre solidi con proprietà attive o modulabili a comando, in modo che ad uno stimolo segua un comportamento utile. La funzione ottenuta attraverso questo progetto di ricerca è di grande rilevanza, in quanto consente l’assorbimento di anidride carbonica generata dalle attività industriali e dai trasporti, che come è noto, è molto dannosa per il pianeta. Questa scoperta, una volta implementata, consentirà quindi di produrre materiali innovativi con maggiore duttilità rispetto ai materiali assorbenti già in uso.

I materiali con rotori inarrestabili

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materiali con rotori inarrestabili

La materia, in base alle proprietà dinamiche che manifesta, può assumere diversi stati, solitamente liquido, solido o gassoso, in base soprattutto a parametri esterni come la temperatura e la pressione.

Grazie alla collaborazione tra un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca guidato dal Prof. Piero Sozzani, ordinario di Chimica Industriale, con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia, è stato possibile ottenere un materiale cristallino altamente poroso (Metal-Organic Framework, MOF) in cui sono stati inseriti rotori molecolari con una mobilità mai registrata prima, gestibile anche alle bassissime temperature (- 271°)
Dotare la materia solida della massima mobilità possibile, senza modificare la sua struttura e con l’uso di basse temperature, per poterla gestire e controllare più facilmente per nuove applicazioni è stata una vera e propria sfida. Molte funzioni ed applicazioni, sono infatti precluse per i sistemi rigidi e statici. Le proprietà dinamiche richieste devono però potersi stabilire senza sacrificare la solidità e robustezza del materiale nel suo insieme.
Con questo studio si è dimostrato quindi come sia possibile ottenere una materia solida ma con alcune proprietà affini ai fluidi, attraverso l’integrazione di ‘motori e rotori molecolari’ in matrici solide.

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Chemistry, nell’articolo Fast motion of molecular rotors in metal–organic framework struts at very low temperature.

Nuovi materiali bi-dimensionali per le batterie litium-free

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energy storage

Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, guidato dal Prof. Riccardo Ruffo ha messo a punto un nuovo materiale bi-dimensionale della classe dei MXeni, che rappresentano i “materiali negativi” del futuro nelle batterie ricaricabili al sodio.
Tutti i dispositivi che conosciamo hanno visto il loro sviluppo grazie alle batterie al litio, ma questi dispositivi sono destinati a un utilizzo sempre più limitato in futuro, a causa dei costi elevati e soprattutto della scarsa disponibilità di alcune materie prime (come lo stesso litio).
Una possibile alternativa è lo sviluppo di batterie ricaricabili al sodio, un elemento più abbondante in natura. Questa ricerca è messa a punto grazie alla collaborazione tra il Prof. Riccardo Ruffo con Ricerca Sistema Energetico (RSE) e con l’Università di Ulsan (Corea del Sud).

I risultati prodotti da questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Small Methods.