La mente può accendere e spegnere il tatto: una semplice credenza può influenzare ciò che percepiamo sul nostro corpo. È quanto emerge da uno studio effettuato in collaborazione tra il Manibus Lab dell’Università di Torino e l’Università di Milano-Bicocca, recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello internazionale.
Lo studio, intitolato “Body ownership gates tactile awareness by reshaping the somatosensory functional connectivity”, dimostra come la percezione del tatto non dipenda solo dallo stimolo fisico, ma anche dal senso di appartenenza corporea: il cervello percepisce un tocco solo se riconosce come “propria” la parte del corpo coinvolta. In altre parole, la credenza sul nostro corpo funziona come un vero e proprio interruttore che accende o spegne la consapevolezza tattile.
Per indagare questo meccanismo, i ricercatori e le ricercatrici hanno utilizzato la celebre illusione della mano di gomma: dopo aver indotto nei partecipanti la sensazione che una mano artificiale fosse la propria, sono stati applicati stimoli tattili sia sulla mano finta sia su quella reale. I risultati mostrano che, quando la mano di gomma viene percepita come parte del proprio corpo, i partecipanti riferiscono di sentire il tocco anche se questo è applicato esclusivamente sulla mano finta. Al contrario, il tocco reale sulla mano vera diventa meno percepibile, come se il cervello ne riducesse l’intensità.
Per comprendere i meccanismi neurali alla base di questo fenomeno, il team di ricerca ha combinato due metodiche neurofisiologiche non invasive: elettroencefalografia (EEG) e stimolazione magnetica transcranica (TMS). L’integrazione di queste tecniche ha permesso di analizzare in tempo reale la connettività funzionale tra le aree cerebrali coinvolte nella percezione del tatto.