Milano, 14 ottobre 2010 - Tra i sistemi sanitari delle regioni che si piazzano ai primi posti in quanto a qualità dei servizi erogati (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte), vi è una differenza forte nel costo sostenuto per raggiungere la performance. A fronte di un livello di soddisfazione che supera di nove punti percentuali la media nazionale (per Lombardia e Emilia Romagna, ad esempio), vi è invece differenza nel rapporto tra valore medio della qualità dei servizi e spesa procapite sostenuta: l’indicatore della Lombardia (con un costo per cittadino di 1.763 euro all’anno) è 13 punti percentuali sopra la media nazionale, quello dell’Emilia Romagna (con un costo di 1.903 all’anno) si ferma a 4 punti percentuali sulla media italiana.
Qualche sorpresa affiora anche dal confronto tra le regioni con le performance peggiori. La Campania, con una spesa procapite di 1.737 euro all’anno e un valore medio dei servizi che è ben 18 punti percentuali sotto il livello medio nazionale, fa un po’ meglio del Lazio che, a fronte di un valore medio dei servizi “solo” 10 punti percentuali sotto il livello nazionale, si piazza 18 punti sotto per quanto riguarda il rapporto qualità/spesa procapite (paria a 1.974 euro all’anno).
Questi i risultati emersi dalle elaborazioni effettuate dal Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio (CRIET) dell’Università di Milano-Bicocca sui dati dell’indagine “Gli italiani e la sanità” condotta da Ipsos e i dati 2009 sulla spesa del Servizio Sanitario nazionale forniti dal ministero della Salute. Gli studi sono stati presentati questa mattina all’Università di Milano-Bicocca in occasione dell’incontro Il patto di salute tra Stato e Cittadini nel terzo millennio, Il Servizio Sanitario dal punto di vista della domanda, organizzato dallo stesso CRIET.
«La qualità offerta non corrisponde necessariamente alla qualità domandata – ha detto illustrando la ricerca il professor Angelo Di Gregorio, ordinario di Economia e amministrazione delle imprese in Bicocca e direttore del CRIET -. La soddisfazione del cliente del sistema sanitario dipende dalla vicinanza tra la qualità attesa e la qualità percepita nella prestazione ricevuta, allargata alle componenti accessorie del servizio: tempi di degenza, assistenza ai familiari, modalità di ritiro esami e di pagamento delle prestazioni. Il punto chiave sta nel cambiamento che avviene quando il cittadino diventa un cliente del servizio sanitario. Ecco perché è necessario affiancare all’attuale metodo di misurazione degli standard di servizio, basato solo sull’offerta, un nuovo modello che tiene conto delle richieste espresse dalla domanda».
Ma cosa pensano gli italiani del sistema sanitario nazionale? Secondo l’indagine Ipsos il livello dei servizi sanitari contribuisce in modo rilevante a definire la qualità della vita ma non si tratta di un aspetto particolarmente assillante. Solo l’11 per cento degli italiani intervistati ad agosto mette la sanità tra gli aspetti più preoccupanti nel proprio Paese. Ben al di sotto del 66 per cento che indica la disoccupazione come primo problema. La sorpresa, però, è nel confronto con le opinioni espresse dai cittadini di 24 Paesi, tra europei ed extraeuropei (500 interviste per ciascuno stato), che sembrano più sensibili al tema salute/sanità rispetto agli italiani. Nei 24 Paesi (tra i quali, Stati Uniti, Belgio, Francia, Germania, Brasile, Canada, Cina, India, Giappone) il 23 per cento degli intervistati ha indicato la sanità come un aspetto rilevante; il doppio rispetto al nostro Paese.
Il sondaggio ha preso in considerazione tre facce del sistema sanitario nazionale: i servizi di emergenza (accesso e utilizzo del pronto soccorso), i servizi ospedalieri (ricoveri personali o di familiari) l’assistenza della medicina di base (servizi resi dai medici di famiglia).Tornando alla ricerca, la sanità in Italia è percepita come un problema importante che però non preoccupa in modo particolare.
«Il livello dei servizi sanitari – ha spiegato Luca Comodo, responsabile della divisione politico-sociale di Ipsos che ha curato l’indagine - è un aspetto di grande rilevanza nel contribuire a definire la qualità della propria vita: gli italiani tengono in considerazione questo tema più della media dei cittadini degli altri grandi paesi del mondo. Ma non si tratta di un aspetto particolarmente assillante; la preoccupazione degli italiani si dimezza rispetto ai paesi considerati. E’ evidente che, per quanto non manchino gli aspetti negativi, il sistema sanitario italiano non è soggetto a particolari critiche, pur in un panorama territorialmente differenziato».
Una soddisfazione diffusaLa qualità servizio ospedaliero è valutata positivamente dall’83 per cento degli italiani, i servizi di emergenza dal 76, la qualità del servizio reso dai medici di famiglia soddisfa praticamente tutti (90 per cento ne dà un giudizio positivo). I nei sono pochi: solo i tempi di attesa fanno registrare opinioni meno entusiastiche ma comunque con la maggioranza assoluta che si esprime positivamente (72 per cento dà almeno la sufficienza relativamente ai tempi di attesa per il ricovero ospedaliero, 51 per cento a quelli del pronto soccorso).
La frattura territorialeSe a livello nazionale la situazione sembra decisamente soddisfacente, le cose cambiano un po’ quando si analizza il dettaglio territoriale: nel centro/Nord la soddisfazione è nettissima, nel centro/Sud si attenua. Ma anche in queste aree i giudizi positivi, su tutti gli aspetti testati, prevalgono sui negativi. Sembra quindi che la percezione dei cittadini non corrisponda esattamente ai dati strutturali e di performance dei servizi che indicano invece un gap nettamente più elevato.
A livello delle singole regioni emergono tuttavia alcuni aspetti di criticità più netta. In particolare i tempi di attesa per il pronto soccorso sono valutati negativamente in Lazio, Sicilia e Campania, e in generale queste tre regioni sono meno soddisfatte dei servizi ospedalieri. Le regioni che al contrario si collocano su livelli di eccellenza sono Lombardia ed Emilia Romagna, seguite da Veneto, Piemonte e Toscana, quest’ultima particolarmente soddisfatta del servizio svolto dai medici di famiglia. Infine va sottolineata, tra le regioni del Sud, la buona performance della Puglia, i cui cittadini danno valutazioni nettamente migliori rispetto alle altre regioni meridionali e spesso in linea con le medie nazionali.
L’andamento dei serviziCoerentemente con le valutazioni diffusamente positive emerse, prevale l’idea che le cose negli ultimi anni siano migliorate sia per quanto riguarda i servizi di emergenza (+ 18 punti percentuali) e le prestazioni dei medici di medicina generale (+ 18 anche in questo caso) ma anche relativamente ai servizi ospedalieri (+9).
In quest’ultimo caso le differenze territoriali sono più accentuate: il Nord in generale vede un miglioramento e in particolare l’Emilia Romagna (saldo positivo di 25 punti percentuali) e la Lombardia (saldo positivo di 24 punti percentuali). Al contrario quasi tutte le regioni centro/meridionali vedono un peggioramento (-5 punti per Sicilia e Campania, -2 per il Lazio). Di nuovo si distingue nettamente la Puglia con saldo positivo di 9 punti percentuali, perfettamente in linea con la media nazionale.
Ricerca Ipsos Gli italiani e la sanità
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