Conflitto o violenza? Trasformazioni delle identità di genere e violenza contro le donne

Questo sito utilizza cookie tecnici, propri e di terze parti, per garantire la corretta navigazione e analizzare il traffico e, con il tuo consenso, cookie di profilazione e altri strumenti di tracciamento di terzi per mostrare video e misurare l'efficacia delle attività di comunicazione istituzionale. Puoi rifiutare i cookie non necessari e di profilazione cliccando su “Rifiuta tutti”. Puoi scegliere di acconsentirne l’utilizzo cliccando su “Accetta tutti” oppure puoi personalizzare le tue scelte cliccando su “Rivedi le tue scelte sui cookie”.
Giovedì, 8 Maggio 2008

Milano, 8 maggio 2008 - Il convegno, promosso dal Comitato per le Pari Opportunità in occasione del decennale della fondazione dell'Università di Milano-Bicocca, intende riflettere su una questione cruciale per la convivenza civile e la democrazia - la violenza contro le donne - inquadrandola nel contesto dei profondi mutamenti che riguardano oggi i modi attraverso i quali uomini e donne si presentano e rappresentano sulla scena sociale, le relazioni di potere che essi quotidianamente costruiscono, gli orientamenti culturali e le visioni del mondo che esprimono. In una parola, si propone di ragionare sulla relazione tra diffusione degli atti di coercizione nei confronti delle donne e le modalità attraverso le quali i mondi privati e pubblici di entrambi i generi sono oggi attraversati da ampi processi di trasformazione che impongono di riconsiderare anche la riproduzione dell'"ordine di genere" sin qui consolidato.

Come conseguenza di questi processi di trasformazione, le donne manifestano ormai apertamente il proprio desiderio di indipendenza e, insieme, di soggettività. Guardano al mondo sociale con occhi nuovi, come ad un'arena in cui esprimere una rappresentazione di sé nutrita, in positivo, da crescenti livelli di istruzione e dalla capacità di produrre reddito in modo autonomo. La titolarità maschile ad esercitare in modo esclusivo potere sociale - e, in parallelo, la legittimità delle condotte di coercizione messe in atto da alcuni uomini - vengono di conseguenza profondamente rimesse in discussione. Questo stato di cose può generare insicurezza circa i confini effettivi del proprio potere sociale in singoli uomini e nel mondo maschile in generale - una condizione che concorre a costruire gli atti di violenza contro le donne come forma estrema di riaffermazione della legittimità di posizioni di comando tanto nella sfera sessuale quanto in altre sfere della vita pubblica e privata. D'altra parte, occorre tenere conto che, in un quadro di ridiscussione della legittimità delle forme di comando maschile, anche la percezione femminile della violenza ai propri danni si amplia e si affina.

In breve, l'odierna diffusione capillare di forme di violenza contro le donne, nelle sue diverse espressioni e nei diversi ambiti sociali (a partire dalla famiglia, dove si consuma oggi, in accordo alle ricerche, il maggior numero di atti violenti antifemminili) impone di affrontare questo tema ragionando tanto sulle sue radici quanto sulle concrete azioni da intraprendere per contrastarla. In particolare, si tratta di comprendere se le nuove forme di conflitto tra i generi prodotte dal clima sociale e culturale contemporaneo possono favorire nuove forme di relazione tra uomini e donne - il conflitto, in accordo alla tradizione sociologica, è in primo luogo una forma di interazione - o, piuttosto, se la loro mancata considerazione e "gestione" è destinata a sfociare in atti di violenza. Questo aspetto è tanto più importante se si prendono in considerazione le giovani generazioni.

Per dare risposta a questi interrogativi, di ordine sia teorico sia programmatico, il convegno ha interpellato studiosi stranieri - Michael Kimmel, iniziatore dei men's studies negli Stati Uniti e Christine Beasley, studiosa australiana intorno alla relazione tra genere e sessualità - sociologi e sociologhe, esponenti della società civile e rappresentanti delle istituzioni locali italiane. Per due giornate, l'8 e il 9 maggio, ci si interrogherà e si rifletterà, sulla base di teorie, esperienze e pratiche politiche, intorno a queste tematiche.