Dipendenze, i nuovi dati sul consumo di sostanze da parte di persone con problemi psichici

Questo sito utilizza cookie tecnici, propri e di terze parti, per garantire la corretta navigazione e analizzare il traffico e, con il tuo consenso, cookie di profilazione e altri strumenti di tracciamento di terzi per mostrare video e misurare l'efficacia delle attività di comunicazione istituzionale. Puoi rifiutare i cookie non necessari e di profilazione cliccando su “Rifiuta tutti”. Puoi scegliere di acconsentirne l’utilizzo cliccando su “Accetta tutti” oppure puoi personalizzare le tue scelte cliccando su “Rivedi le tue scelte sui cookie”.
Lunedì, 4 Ottobre 2010

Milano, 4 ottobre 2010 - Aumentano i tossicodipendenti affetti da problemi psichiatrici, l’alcol è la sostanza più usata da persone con problemi psichici e al Nord si registra il maggior numero di pazienti in carico presso le strutture sanitarie preposte (Psichiatria, SerT e Comunità terapeutiche). Sono i dati emersi dalla Ricerca PADDI (Psychiatric and Addictive Dual Diagnosis in Italy) presentata oggi presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nel corso del meeting Bridging the gap between science and practice in the addiction field organizzato dall’ International Society of Addiction Medicine (ISAM) in programma fino al 7 ottobre.

La ricerca, coordinata dal professor Massimo Clerici del Dipartimento di Neuroscienze e tecnologie biomediche dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con la Società italiana di Psichiatria delle Dipendenzecondotta, è stata condotta presso i Dipartimenti di Salute Mentale Italiani (DSM) e presso le Comunità Terapeutiche Italiane.

«Quella della doppia diagnosi, la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico, è un’emergenza diffusa, che impone una svolta nella modalità della presa in carico e dell’assistenza – spiega il professor Clerici - Di notevole interesse è il dato che solo un quarto degli utenti dei programmi tradizionali si sia rivolto a servizi ambulatoriali specialistici per problemi psicologici, dimostrando quanto le problematiche di ordine psichico non vengano riconosciute nel momento in cui i pazienti vengono presi in carico dai servizi». 

La ricerca presso di Dipartimenti di Salute Mentale Italiani38 i DSM (21 al Nord, 5 al Centro e 12 al Sud) che hanno preso parte alla ricerca. Degli 82.064 utenti in carico presso i DSM, 3.191 sono pazienti con doppia diagnosi. Dei 2486 presi in esame, il 39% è affetto da disturbi della personalità, il 28% da disturbi psicotici, il 17% da disturbi dell’umore, il 10% da disturbi nevrotici e il 6% da altre patologie. Tuttavia, solo il 50% dei pazienti si è rivolto ad un servizio per problemi legati all’uso di sostanze. 

L’identikit del paziente con Doppia diagnosi in cura presso i DSML’età media dei pazienti con doppia diagnosi (DD) è di 39 anni per gli uomini e di 42 per le donne. Il rischio di sviluppare una dipendenza tra i pazienti con doppia diagnosi appare legato all’età dell’utente (lasciando ipotizzare processi di cronicizzazione) e al posto in cui si vive.  Risiedere in una regione del Centro o del Sud, infatti, aumenta significativamente il rischio di sviluppare una sindrome da dipendenza.Le variazioni tra diverse aree geografiche possono essere spiegate in termini sia di caratteristiche sociali individuali (es. povertà, disoccupazione, non essere coniugati, ecc.) sia a livello geografico (es. deprivazione sociale, ondate migratorie, disponibilità di sostanze, stigma, ecc.).Aumentano le probabilità di ricevere un trattamento per uso di sostanze dalle strutture preposte se la patologia è meno grave. 

La ricerca presso le Comunità terapeutiche italianeLa ricerca presso le Comunità terapeutiche italiane è stata condotta in 22 centri, e sono stati reclutati 269 utenti. Il tasso di risposta è stato pari all’89%. Di questi, il 40% è in doppia diagnosi, il 35% in Programma Tradizionale (PT), il 13% in accoglienza e il 12% DD in PT. 

L’identikit del paziente con Doppia diagnosi in cura presso le Comunità terapeutiche italianeIl 24.6% dei pazienti intervistati (DD) è affetto da Epatite B, il 44.9% da Epatite C e il 10.1% da HIV.  Il 60% non ha una famiglia propria, ma vive in quella di origine. Il 12.3% è, al momento dell’intervista, in libertà condizionata, in regime di sospensione o di misura alternativa di una pena. E il 60% ha un  basso livello di istruzione.Tra le sostanze più usate vi è l’alcol, seguono cannabis e cocaina.Gli utenti DD hanno un’elevata frequenza di disturbi dell’umore e di personalità e sono complessivamente caratterizzati da un’età media maggiore, una minore autonomia, anche economica, con significativi problemi lavorativi, ed una più grave situazione medica, in parte correlabile ad una più frequente comorbidità con malattie infettive.