Milano, 5 dicembre 2010 - Sono stati presentati oggi al meeting della Società Americana di Ematologia (ASH), in corso a Orlando (USA), i risultati preliminari sul trattamento di pazienti affetti da linfoma ALK-positivo (conosciuto anche col nome di linfoma anaplastico a grandi cellule) con una nuova molecola, il crizotinib, che inibisce la proteina ALK alla base del linfoma.
I risultati sono stati esposti da Carlo Gambacorti Passerini, professore associato di Medicina Interna nel dipartimento di Medicina Clinica e prevenzione dell’Università di Milano-Bicocca, che ha condotto la sperimentazione su tre pazienti tra i 20 e 26 anni di età in fase avanzata della malattia.Il gruppo di ricerca della facoltà di medicina dell’Università di Milano-Bicocca, diretto da Gambacorti-Passerini, lavora da alcuni anni alla ricerca preclinica su questo tipo di linfoma e ha già prodotto importanti contributi nella conoscenza di questa patologia.
La terapiaLa terapia a base di crizotinib è stata iniziata alla fine dello scorso giugno ed è tuttora in corso. I tre pazienti, tutti inizialmente ricoverati presso l’Unità di Ematologia del San Gerardo di Monza e attualmente dimessi, sono «tre casi estremamente avanzati – ha commentato il professor Enrico Pogliani, direttore del dipartimento di Medicina Clinica e prevenzione dell’Ateneo e dell'Unità di Ematologia –, per i quali vari livelli di chemioterapia, incluso il trapianto autologo di midollo osseo, avevano fallito. All’avvio della terapia la speranza di sopravvivenza per i tre pazienti non superava poche settimane di vita».
La terapia con crizotinib ha evidenziato una risposta soggettiva (scomparsa della febbre, diminuzione o scomparsa dei dolori) già dopo tre/quattro giorni di trattamento, con successiva regressione completa (2 casi) o parziale (1 caso) delle lesioni presenti dopo un mese di terapia. Tutti e tre i pazienti sono stati dimessi dall'ospedale dopo due/tre settimane ed ora continuano a casa la terapia. La somministrazione avviene per via orale due volte al giorno e, al momento, sembra ben tollerata essendo stati riscontrati un episodio di diarrea lieve ed un altro di disturbi visivi, entrambi durati meno di dieci giorni.Un paziente ha già raggiunto i sei mesi di trattamento, un secondo cinque mesi, mentre la terza è in terapia da poco più di un mese.
«Trattandosi di pazienti con malattia in fase estremamente avanzata – ha detto il professor Gambacorti Passerini presentando i risultati - la durata nel lungo periodo non è assicurata. Quello che è sicuro, invece, data l'entità della risposta e i risultati molto simili nei tre pazienti trattati, è l’attività terapeutica molto importante e un minore impatto tossico del crizotinib rispetto ai più tradizionali farmaci citotossici/chemioterapici».
La rapidità della risposta terapeutica è arrivata anche dai controlli TAC e PET effettuati dai radiologi su uno dei tre pazienti sottoposti al trattamento.La verifica della terapia sarà ora estesa ad altri sette centri di cura e ricerca italiani mediante uno studio coordinato dal professor Gambacorti Passerini che durerà due anni e coinvolgerà circa 50 pazienti in tutta Italia.
Il linfoma ALK-positivoI Linfomi Anaplastici a Grandi Cellule (ALCL) rappresentano un gruppo di Linfomi non-Hodgkin caratterizzati dall'espressione dell'antigene glicoproteico di superficie CD30/Ki-1. Il meccanismo attraverso il quale la proteina ALK viene sregolata in questa malattia è una traslocazione cromosomica, simile a quella che avviene nella leucemia mieloide cronica, che fonde parte del gene ALK con il gene NPM, producendo così un gene ibrido NPM-ALK. Il linfomi ALK-positivo rappresentano una malattia estremamente aggressiva, con rapida crescita, sintomi sistemici e mortalità elevata. In Italia, ogni anno, si registrano circa mille nuovi casi.
Carlo Gambacorti Passerini è professore associato di Medicina Interna presso l’Università di Milano Bicocca, conduce attività clinica nell'Unità di Ematologia dell’Ospedale San Gerardo di Monza, diretta dal prof. Enrico Pogliani, ed è responsabile dell'Unità di Ricerca Clinica dello stesso Ospedale. Le sue ricerche sono finanziate in parte dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dalla Fondazione CARIPLO.