L’ombra del potere su Wilhelm Reich (1897 – 1957)

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Martedì, 9 Ottobre 2007

Milano, 9 ottobre 2007 - Il 3 novembre 1957, a 60 anni, moriva nel carcere di Lewisburg (Pennsylvania, USA) Wilhelm Reich, medico, psicoterapeuta, scienziato e studioso di sociologia, pedagogia, biologia. Seguendo la sua precisa volontà, espressa nel testamento aperto dopo la sua morte, i suoi eredi e la fondazione da lui voluta si sono impegnati a non pubblicare nulla dei suoi appunti e dei suoi scritti fino a 50 anni dopo la sua morte.

A mezzo secolo dalla scomparsa - in contemporanea con le celebrazioni che si svolgono in particolare a Orgonon, nel Maine (USA), dove Reich trascorse gli utlimi anni della vita e dove la sua casa/laboratorio è diventata sede del Wilhelm Reich Museum - anche in Italia viene ricordato con un incontro dal titolo L'ombra del potere su Wilhelm Reich (1897-1957), organizzato dalla Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi Milano Bicocca e da IPSO, Istituto di Psicologia Somatorelazionale di Milano.

L'incontro si svolge in due sedi. Il 26 ottobre dalle ore 15.30 presso l'Aula Tesi della Facolta di Sociologia (Edificio U7, 4° piano, via Bicocca degli Arcimboldi, 8); il 27 ottobre dalle 9.30 presso l'Auditorium dell'Università degli Studi di Milano - Bicocca (Edificio U12, via Vizzola, 5).

Laureatosi in medicina nel 1922 all'Università di Vienna Wilhelm Reich fu allievo di Sigmund Freud per poi allontanarsene, a partire dal 1927, a mano a mano che il suo interesse scientifico si andò concentrando sugli aspetti sociali delle nevrosi. Con l'affermazione del nazismo Reich fuggì dall'Austria e nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti d'America, dove continuò le sue ricerche. Nel 1947, a seguito di una serie di articoli sull'energia orgonica pubblicati su The New Republic e Harpers, la Food and Drug Administration (FDA), iniziò a investigare sulle affermazioni di Reich in merito alla terapia orgonica, di cui impedì la promozione come trattamento medico. Processato per aver violato il divieto, della FDA, fu condannato a 2 anni di reclusione. Nell'agosto del 1956, secondo alcune fonti, le sue opere furono bruciate dalla Food and Drug Administration. Reich morì in prigione per un attacco cardiaco un anno dopo, il giorno prima del suo rilascio.

«Attualizzare la figura e l'opera di Reich - dice Alberto Giasanti, docente di Sociologia del Diritto presso l'Università degli Studi di Milano - Bicocca - significa, a mio avviso, mettere l'accento su alcuni attuali meccanismi sociali dominanti. Parlo dei meccanismi sociali e psicologici che conducono i membri di una società a cedere progressivamente al dominio del potere. Questo avviene quando i cittadini di uno stato non intervengono e lasciano fare rispetto alle piccole ma numerose interferenze di questo nella loro vita quotidiana: quanto più non si interviene e il tempo trascorre tanto più arriva l'angoscia a prendere tutto il nostro spazio interiore e a bloccare la capacità di agire. E' questa la strada per consentire alle nostre ombre di occupare sempre più territorio sino a quando non ci sarà più spazio per recuperarle e, allora, la paura di vivere avrà la meglio. La paura di vivere ha a che fare con la paura del riconoscimento del proprio nemico, cioè di colui che ci può realmente mettere in discussione. E chi può essere se non noi stessi o i nostri vicini? Può allora accadere che individui, gruppi e comunità ritengano, più o meno inconsapevolmente, che ogni "straniero è nemico". Ma attenzione quando questo avviene, al termine della catena, ci può essere il Lager. In questo modo l'analisi reichiana viene ad intrecciarsi con la testimonianza di Primo Levi sui campi di concentramento nazisti».

 

 

Programma del Convegno