Ritrovamento feto, in Bicocca si lavora per individuare le responsabilità

Martedì, 19 Marzo 2013

Milano, 19 marzo 2013 – «Faremo chiarezza fino in fondo su questa vicenda, prima di tutto perché è nell’interesse dell’Università», così il rettore Marcello Fontanesi a conclusione di un incontro avuto questa mattina con il professor Angelo Vescovi e la sua equipe di ricerca.

«Faremo una nostra commissione di indagine interna per capire esattamente che cosa è successo. Il primo passo, infatti, è stato quello di chiedere questa mattina stessa alle persone coinvolte nel ritrovamento del feto di fare una relazione scritta su come si sono svolti i fatti. Al tempo stesso – ha concluso il rettore – agiremo in modo da non interferire con le indagini che stanno conducendo gli investigatori e la magistratura. Abbiamo anzi già espresso la nostra massima disponibilità a collaborare per far luce sulla vicenda».

Lo stesso Angelo Vescovi, che è professore associato di Biologia applicata presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Ateneo ha ribadito al rettore che il suo gruppo non ha mai svolto in Bicocca ricerche che comportassero l’utilizzo di tessuto fetale, chiarendo che «la ricerca che svolgiamo è esclusivamente su cellule in coltura. L’eventuale utilizzo di frammenti di tessuto riguarda esclusivamente il tessuto tumorale adulto».

«Per la ricerca e la terapia scientifica è impossibile utilizzare feti interi – ha precisato Vescovi - ed eventuali frammenti possono essere impiegati solamente previa autorizzazione dei Comitati Etici delle strutture coinvolte. Insomma, il reperto cosi come è stato ritrovato, ovvero congelato a -80 C°, lo rende completamente inutilizzabile a fini scientifici, perché la temperatura cosi bassa applicata a un corpo intero distrugge completamente le cellule e la anatomia dei tessuti stessi».

In Italia la sperimentazione sui tessuti fetali è moralmente ammissibile, secondo il parere espresso dal Comitato Nazionale di Bioetica, «purché i genitori diano il loro consenso libero e informato e sia accertata l’indipendenza tra il personale medico e il personale che pratica la sperimentazione e sia stato acquisito il parere positivo di un comitato etico indipendente».