Milano, 27 maggio 2015 – Il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Milano-Bicocca ha approvato ieri il potenziamento dell’investimento per gli assegni di ricerca, portando il numero degli assegni annuali da 60 a 81. L’Ateneo ha stanziato 1 milione di euro in più, somma che si aggiunge agli oltre 4 milioni di euro già impegnati dall’Università di Milano-Bicocca per finanziare 176 assegni di ricerca al momento ancora attivi. Un investimento reso possibile anche dall’aumento della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario del 2014 (FFO).
Sempre nella seduta di ieri, il Consiglio di amministrazione ha approvato l’istituzione dei Dipartimenti di Medicina e Chirurgia e Giurisprudenza che riuniscono, rispettivamente, i dipartimenti di Chirurgia e Medicina Traslazionale e Scienze della Salute, e dei Sistemi Giuridici e Scienze Giuridiche Nazionali e Internazionali. Il numero dei Dipartimenti dell’Ateneo, dal prossimo anno accademico, passa quindi da 16 a 14.
«L’Ateneo ha deciso di investire ancora di più sulla ricerca – dice il rettore, Cristina Messa –, anche dal punto di vista economico. Abbiamo assegnato ai Dipartimenti una parte significativa della quota premiale dell’FFO sulla base di criteri meritocratici, premiando i Dipartimenti che hanno ottenuto più finanziamenti esterni e che si sono distinti per la qualità della ricerca».
Gli 81 assegni di ricerca, che hanno una durata minima di due anni e massima di quattro, comportano un investimento per l’Ateneo che giungere fino a 7 milioni di euro se gli assegni dovessero essere rinnovati tutti per 4 anni.
La distribuzione degli assegni di ricerca tra i dipartimenti dell’Università è stata fatta sulla base di criteri meritocratici, in linea con la modalità di selezione prevista dal piano di assunzione del personale docente e ricercatore dell’Università.
Tre i criteri per la distribuzione degli assegni tra i Dipartimenti dell’Ateneo: il 30 per cento sono stati assegnati sulla base del numero dei docenti e dei ricercatori afferenti al Dipartimento; il 50 per cento sulla base della qualità della ricerca secondo gli indicatori Anvur; il 20 per cento sulla base dei risultati ottenuti nel campo dell’attrattività dei fondi esterni per il finanziamento alla ricerca.